M. Cocchi, P. Massi, G. Tosi, M. Tamba
Parole chiave: Campylobacter spp., pollame, prevalenza.
Le tossinfezioni alimentari sostenute da Campylobacter spp (in particolar modo Campylobacter jejuni e Campylobacter coli) costituiscono una delle cause più frequenti di enterite nell’Uomo. Diverse sono le fonti di infezione: consumo di latte crudo, acqua contaminata, carne di volatili, di suino e di bovino, contatto con feci infette di animali d’affezione (5). Fra di esse sia il consumo di carne di pollame cotta poco e/o in modo inadeguato, sia la sua erronea manipolazione costituiscono il principale serbatoio di infezione per l’Uomo (1). L’infezione sostenuta da Campylobacter spp. da luogo ad una enterite acuta, solitamente autolimitante, caratterizzata da febbre alta e persistente, diarrea (inizialmente acquosa e successivamente sanguinolenta) e violenti crampi addominali. Essa può dare luogo, inoltre, a complicazioni sia a livello intestinale (pancreatite, colecistite ed emorragie del tratto gastro-intestinale) sia a livello extra-intestinale, solitamente rare. Fra di esse ricordiamo la sindrome di Guillain – Barrè e la sindrome di Miller Fisher, neuropatie acute immunomediate, oltre alla sindrome emolitico-uremica (1,2).
Scopo del presente studio è stato verificare l’esistenza di una contaminazione da Campylobacter spp. nella carne di pollame macellata in Emilia Romagna.