Giacomelli M., Andrighetto C., Lombardi A., Martini M., Piccirillo A.

Le specie termofile di Campylobacter  sono tra i principali responsabili di gastroenterite batterica umana in tutto il mondo e la causa della zoonosi più frequentemente riportata nell’Unione Europea (EFSA, 2010a). Inoltre, è sempre più frequente, e di conseguenza preoccupante, l’isolamento dagli animali, dagli alimenti e dall’uomo, di ceppi di Campylobacter resistenti nei confronti di numerosi antimicrobici, tra cui quelli di prima scelta nella terapia dell’infezione umana. Tutto ciò fa della campilobatteriosi un problema di Sanità Pubblica attuale e di notevole rilevanza.
Il reservoir del microrganismo è rappresentato dal tratto gastroenterico di numerosi mammiferi e uccelli domestici e selvatici, ma soprattutto dei volatili da reddito.
Infatti, la principale fonte di infezione per l’uomo è costituita dal consumo di carne avicola poco cotta o di prodotti contaminati da questa. Nonostante sia stato dimostrato ormai da tempo l’importante ruolo svolto dalla carne di tacchino nella trasmissione dell’infezione all’uomo (Rosef et al., 1984), la maggior parte dei dati relativi alla diffusione di Campylobacter spp. negli avicoli da reddito è relativa ai polli da carne, mentre nei tacchini sono stati svolti pochissimi studi a riguardo.
Pertanto, mentre si conosce bene l’epidemiologia di Campylobacter spp. nei broiler, molto rimane ancora da chiarire riguardo l’infezione nei tacchini da carne.
Date le scarse informazioni disponibili circa le dinamiche epidemiologiche del principale agente di zoonosi trasmessa per via alimentare in questa specie avicola allevata intensivamente per il consumo umano, il presente studio è stato intrapreso con molteplici scopi. Si è voluto indagare sulla presenza di Campylobacter termofili in allevamenti intensivi di tacchini da carne del Veneto, analizzare l’andamento dell’infezione durante l’intero ciclo produttivo (a partire dall’accasamento fino al momento del carico per la macellazione), valutare la distribuzione di specie dei microrganismi, caratterizzarli a livello genetico per osservarne la biodiversità, ed infine rilevare la sensibilità agli antimicrobici degli isolati.