Legretto M., Circella E., Caroli A., Pugliese N., Meliota F., Lozito P., Camarda A.
La Pullurosi/Tifosi aviare rappresenta fin dalle origini dell’industria avicola moderna una delle cause più frequenti e più temute di riduzione della redditività aziendale (Barrow and Neto, 2011). La malattia una volta comparsa, tende a radicarsi in allevamento, ripresentandosi nei cicli successivi specie nel momento di massima produzione.
Le perdite economiche, legate ai costi per le cure necessarie al controllo della malattia, alla riduzione della produttività del gruppo, alla mortalità, alle misure di polizia veterinaria previste ed implementate dalle Autorità sanitarie e al calo d’immagine per l’azienda, incidono pesantemente sul bilancio dell’allevamento.
In molte Nazioni, il ricorso alla profilassi di stato, volta ad individuare ed eliminare i gruppi portatori, ha consentito di ottenere una consistente riduzione della diffusione della malattia senza giungere all’obiettivo definivo della sua eradicazione (Shivaprasad, 2000). La Tifosi, pertanto, è ancora frequentemente segnalata in Africa, Asia e Centro-Sud America (Kang et al., 2012), mentre in Europa resta diffusa nelle regioni mediterranee del continente (Pugliese et. al, 2011).
Uno dei mezzi utilizzati per combattere questa salmonellosi, consiste nel ricorso al monitoraggio sistematico dei riproduttori, nonché all’effettuazione di profonde e radicali disinfezioni di ambienti e attrezzature, associate ad un vuoto sanitario durevole (Shivaprasad, 2000). Tuttavia, molto spesso, per motivi di carattere economico, quest’ultimo appare difficile da realizzare sul campo, dove è comune il riscontro di allevamenti o gruppi di galline ovaiole multietà. La possibilità di individuare ed eliminare tutti i fomiti di infezione è praticamente irrealizzabile.
Da alcuni anni in molti Paesi, ai citati provvedimenti di profilassi igienico-sanitaria è stata aggiunta la vaccinazione; questo soprattutto negli allevamenti commerciali, specie quelli a vita produttiva lunga, come ad esempio le galline ovaiole.
Nel passato, la profilassi immunitaria è stata affidata a vaccini spenti, i quali, somministrati per via parenterale non hanno però sortito gli effetti sperati (Lee et al., 2005).
Più recentemente vengono utilizzati in molte aree del mondo vaccini vivi, basati su ceppi di Salmonella gallinarum in fase rugosa, con risultati migliori rispetto ai vaccini spenti nel ridurre l’impatto della forma clinica della malattia (Kwon et Cho, 2011, Lee, et al., 2005, 2007, Silva, et al, 1981) .Questi risultati hanno incoraggiato la ricerca di ceppi attenuati di S. pullorum/gallinarum, più efficaci per via non parenterale, che potessero mostrare i requisiti idonei per essere impiegati come principi attivi per vaccini vivi contro la Tifosi aviare.
La selezione sequenziale di Salmonelle fagocitate da granulociti neutrofili di mammiferi (Roof et al, 1992) o da eterofili di pollo (Kramer, 1998, Kramer et Hirl, 2001), si è dimostrata un metodo efficace di attenuazione di ceppi di Salmonelle patogene per diverse specie animali.
In questo contesto si inquadrano le attività riportate in questo lavoro volte a testare, in trials preliminari di laboratorio, l’innocuità e l’efficacia protettiva di un ceppo di S. gallinarum (SGP695AV), attenuato per adattamento ad eterofili di pollo, somministrato per os a polli di 37 giorni di vita.