Musa L., Casagrande Proietti P., Stefanetti V ., Toppi V ., Marenzoni M. L., Shtylla Kika T., Blasi F., Branciari R., Franciosini M. P.
La colistina appartenente alla classe delle polimixine è un antibiotico attivo nei confronti di numerosi batteri gram negativi ed è stato usato in Medicina Veterinaria per lungo tempo non solo come agente terapeutico e preventivo nelle infezioni da Gram-negativi (Kieffer et al., 2017) ma anche come promotore di crescita in alcune specie di interesse zootecnico (Rhouma et al., 2016; Kumar et al., 2020). Il manifestarsi di forme resistenza nel corso del tempo ne ha causato una limitazione dell’impiego, che attualmente nel pollame è in deroga e subordinato solo a quei casi in cui gli antibiotici testati risultano inefficaci nei confronti del microrganismo isolato.
Recentemente, dopo un periodo di sospensione del suo impiego in umana per i possibili effetti nefrotossici (Lim et al., 2010), si è assistito ad un rinnovato interesse per la colistina come antibiotico “last resort” (di ultima scelta) in Medicina Umana da impiegare in corso di infezioni sostenute da batteri gram negativi multiresistenti, soprattutto Enterobatteriaceae (Biswas et al, 2012; Azzopardi et al., 2013; Poirel et al., 2017). La World Health Organization (WHO, 2018) pertanto ha riclassificato la colistina nella categoria di farmaci di importanza critica per la medicina Umana, giustificando l’esecuzione di più frequenti studi di monitoraggio della resistenza nei confronti di questa molecola mostrata da alcuni batteri tra i quali Salmonella spp. e Escherichia coli diffusi in campo umano e veterinario. Nell’ambito della popolazione di Salmonelle, S. Infantis è considerata un sierotipo emergente a livello europeo, particolarmente diffusa lungo l’intera filiera avicola, non solo negli allevamenti di broiler, ma anche negli allevamenti di tacchini e nei prodotti derivati, configurandosi come il sierotipo più diffuso dopo S. Enteritidis e S. Typhimurium (EFSA, 2019). Recentemente la resistenza alla colistina è stata attribuita al gene, plasmide-mediato, mcr 1 descritto nel 2015 per la prima volta in E. coli (Liu et al., 2016). Da allora in quasi tutti i Paesi del mondo sono stati rilevati i geni mcr-1, mcr-2, mcr-3, mcr-4, mcr-5 con le loro varianti e subvarianti in ceppi di E. coli e Salmonella ssp. isolati nell’uomo, animali ed alimenti di origine animale, a testimonianza della continua evoluzione del meccanismo di resistenza genetica a questa molecola (Borowiak et al., 2017; Kawanishi et al., 2017; Yin et al., 2017; Carfora et al., 2018; Portes et al., 2021). Recentemente in ceppi di S. Typhimurium isolati da suini e vitelli è stato evidenziato anche il gene mcr-9. (Diaconu et al., 2021). Obiettivi del presente lavoro sono stati l’analisi fenotipica della suscettibilità alla colistina, la determinazione di ESBL e la valutazione genotipica della presenza del gene mcr in ceppi di E. coli e S. Infantis isolati da polli da carne.